L’innata manualità unita all’abilità di intervenire sui materiali permette di poterlo definire tanto artigiano quanto artista. Questa è un’attività che coltiva nella sua Pisciotta, paese nativo e paese di campagna. Il legno cattura la sua attenzione e si concede a lui, si lascia accarezzare e gli trasmette come vorrebbe essere plasmato. La materia stessa prende vita ed apre un canale di comunicazione uomo-materia. Durante la lavorazione Amerigo è incosciente, viene guidato dall’emozione e dal materiale,
lui lo comprende e lo piega alla sua volontà, lo comanda ma lo asseconda, si genera un’alchimia in cui il legno viene scalfito, scolpito, bruciato.Le linee sono semplici e seguono una disciplina quasi marziale, definire il risultato scultura sarebbe una banalizzazione ma il vocabolario ancora non contiene una parola per meglio descrivere l’opera. Il risultato è una metamorfosi. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Da un semplice pezzo di legno, con la volontà di lasciare un segno appartenente a un mondo perduto, una realtà artigiana e contadina, nasce il bastone.
Un simbolo di saggezza associato all’età canuta e riconducibile inevitabilmente al racconto, la storia di qualcosa, ma anche di qualcuno che non deve essere dimenticato. Un simbolo di sostegno e di compagnia, fedele compagno di viaggio proveniente da un tempo antico ed espressione di un eleganza senza tempo. L’artista si ispira al territorio con cui si crea un rapporto quasi tribale e con estrema modestia mostra un esigenza di trasmettere qualcosa attraverso un espressione pura ed incontaminata, dotata di linee semplici che devono solo essere lette ed interpretate.
Testo: Filippo Tagliabue